Giustizia tributaria, una riforma non più prorogabile

Rafforzare gli investimenti nell’innovazione e nelle nuove tecnologie e agevolare le operazioni straordinarie.

Rafforzare gli investimenti nell’innovazione e nelle nuove tecnologie e agevolare le operazioni straordinarie. Sono queste alcune delle misure ritenute necessarie da Marianna Tognoni, partner di Di Tanno Associati, che considera prioritarie la riforma della giustizia tributaria e la semplificazione della burocrazia.

Come valuta le misure anti crisi messe in campo fin qui dal Governo in materia fiscale? Sono state adeguate o servirebbe un intervento più strutturale?
Le valuto nel complesso positivamente, considerato il contesto emergenziale in cui sono state definite, contesto tuttora non chiaro nella sua estensione temporale e di impatto sui diversi settori produttivi.
Positive le misure adottate a sostegno della liquidità (moratoria nei versamenti di imposte per i soggetti più colpiti e moratoria generalizzata per gli atti di accertamento e di riscossione) e così anche, per gli effetti incentivanti su diversi settori economici, il superbonus del 110% con possibilità di cedere il credito d’imposta nonchè tutte le misure per
il rafforzamento patrimoniale delle imprese (come la rivalutazione dei beni, gli incentivi fiscali per la capitalizzazione delle società e per le operazioni di riorganizzazione). Si tratta però di interventi episodici, non inseriti in una visione strategica di rilancio dell’economia.

Quali interventi di natura fiscale potrebbero agevolare le imprese e favorirne il rilancio?
Servono misure che favoriscano gli investimenti virtuosi e quindi, oltre alle misure già previste a favore di innovazione e riorganizzazione produttiva, come i crediti di imposta per attività di ricerca e sviluppo e per gli investimenti Industria 4.0, che potrebbero essere potenziate e rese permanenti, dovrebbero essere agevolate le operazioni straordinarie (fusioni, conferimenti e operazioni analoghe) che consentano il rafforzamento patrimoniale, le integrazioni tra imprese e l’ingresso di nuovo capitale anche per le realtà imprenditoriali di dimensioni meno rilevanti. Si potrebbero inoltre potenziare istituti, come l’Ace, che premino il reinvestimento di utili e di mezzi propri nelle attività produttive.
Credo però che tra gli interventi più necessari e “strutturali” vi siano quelli tesi a semplificare e ridurre adempimenti e burocrazia nonché a rendere meno incerta l’applicazione della norme tributarie in Italia. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso riforme che portino maggiore equità nel rapporto fisco/contribuente, non solo nel dialogo sull’interpretazione delle norme ma anche nella fase contenziosa.
Una riforma della giustizia tributaria, che ne garantisca la necessaria indipendenza dal Mef e l’introduzione di giudici speciali tributari a tempo
pieno, è prioritaria per rendere meno incerta la tutela anche di quegli investimenti che si vogliono incentivare.

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